Onore al Duca Bianco
- di Andrea Bellini
- 4 nov 2016
- Tempo di lettura: 1 min
Sono passati solo pochi mesi dalla scomparsa di David Bowie e solo ora comincio a percepire veramente il senso di mancanza, la sensazione di aver perso un amico, un "sussurratore" nel vero senso dell'etimo, uno che ti sconvolge e ti capovolge ma anche capace di indicarti una strada nascosta ed impervia ma necessaria. Mi sembra oggi di aver perso un buon vecchio saggio, capace di illuminarti ma anche, delicatamente, di stupirti, di spedirti un cazzotto in pancia ma sempre con eleganza British. Ha spiazzato il mondo ancora una volta, e vale la pena di rileggere ciò che ha scritto il suo produttore Tony Visconti a propsito dell'ultimo Blackstar, che a mio avviso sta alla Storia della musica come Blade Runner a quella del cinema. E per ricordare ma anche per comprendere il ruolo di Bowie e il suo impatto sulla cultura inglese e non solo, vale la pena affrettarsi agli ultimi giorni della mostra David Bowie is al Mambo di Bologna che il 13 di questo mese chiuderà (forse?) i battenti.
"BOWIE ha voluto musicisti jazz per suonare il rock. Avere ragazzi jazz che suonano rock vuol dire capovolgere tutto. In questi disco abbiamo messo qualsiasi cosa, volevamo qualcosa di fresco con l’obiettivo di evitare il puro rock’n’roll’. Onore al Duca Bianco e che la sua musica rimanga con noi
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